Il Segno Oppsto
L’arte al femminile e il femminile nell’arte.
Di Virna Manattini
9 marzo 2022
Selene Bozzato, è un’artista a tutto tondo: pittrice, scrittrice e autrice teatrale. Nata a Padova nell’ottobre del 1976 e si diploma all’Istituto d’Arte “Pietro Selvatico” di Padova in arte applicata. Poi, si laurea in Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi di Padova. Ha fondato l’ente di promozione sociale “Punto e Virgola-Lo scrigno” per il sostegno a chi soffre direttamente o indirettamente di disturbi dell’umore, che ha come obiettivo la sensibilizzazione e il supporto ai disturbi dell’umore e alle malattie mentali. Riesce ad addentrarsi efficacemente in tematiche complesse e difficili come dimostra Luna nel bosco, il libro che ha scritto sul disagio psicologico da cui ha tratto uno spettacolo teatrale.
IL SEGNO OPPOSTO. L’arte femminile e il femminile nell’arte presenta un approfondimento della ricerca che Selene ha a cuore ormai da vent’anni: il femminile.
Quest’artista ha fatto sua la riflessione sul femminile e sulla situazione delle donne oggi e ha realizzato una esposizione che parla delle donne e con le donne. Affiancano le opere i versi di alcune poesie di Alda Merini, Vinicio Capossela, Marta Medeiros, Cristina Vascon e autografe dell’artista stessa, uno scritto di Virginia Woolf, uno di Anna Burgio e una lettera di Camille Claudel. Il percorso espositivo si sviluppa nelle tre stanze, al piano nobile di Villa Pisani e ha inizio nella stanza centrale. Proseguendo, nelle due sale laterali trovano spazio le sue ricerche che raccontano la sua esplorazione della femminilità e l’espressione femminile nell’arte e nel mondo quotidiano. Nella stanza centrale, Selene Bozzato ha costruito un percorso che ruota attorno a quattro esponenti dell’arte del Novecento Camille Claudel, Jaenne Hèbuterne, Dora Maar e Niki de Saint Phalle. Artiste importanti eppure, di loro, si parla poco in questa funzione. Le si ricorda soprattutto come amanti, compagne, oppure muse ispiratrici di alcuni dei più grandi personaggi dell’arte.
Il filo conduttore di questa sezione, centrale nella mostra personale, è la “follia”. Condizione a cui queste donne sono state condannate e per cui sono state rinchiuse dai propri famigliari in sanatori, proprio per il loro essere artiste e il loro modo di vivere, posto al di fuori degli standard dell’epoca riservati alla donna. L’artista fa una rilettura delle biografie e della storia artistica delle protagoniste evidenziando la loro sorte comune e, allo stesso tempo, rendendo loro omaggio. In questa parte dell’esposizione, Selene mette sotto i riflettori il tema, non proprio recente ma ancora poco affrontato, del ruolo delle artiste nell’arte e nella storia dell’arte. Questa tematica ha fatto capolino intorno agli anni Ottanta, attraverso il gruppo attivista delle Guerrila Girls. La loro protesta concretizzata in un manifesto, esposto fuori dal Met Museum, denunciava la scarsa rappresentazione di artiste donne all’interno del museo newyorkese così come in molte altre grandi istituzioni. Da anni ormai, nonostante le tendenze negative, si cerca di restituire lo spazio legittimo alle donne in quanto artiste e qui, in questa particolare esposizione, si incontrano le interpretazioni del vissuto di queste donne, create dalla mano di un’artista che ha avuto la sensibilità non solo di calarsi nelle loro vite e di proporne una rilettura attraverso i suoi quadri, ma anche di presentarle per ciò che sono state: donne e artiste.
IL SEGNO OPPOSTO, ospitata in questa pacifica cittadina padovana, può tranquillamente andare ad annoverarsi tra le pietre di volta della costruzione della uguaglianza di genere. Il racconto, complesso e sfaccettato, della ricerca ed espressione della femminilità, trova in questa esposizione una ricca e ben documentata fonte di ispirazione e approfondimento. Attraverso i rimandi tra i testi e le opere realizzate, si mette in evidenza con incisiva finezza non solo i problemi che gli stereotipi di genere creano ma anche la particolarità e la forza della visione femminile all’interno dell’arte.
La stessa cornice degli affreschi di Villa Pisani intesse un dialogo attivo con l’esposizione che è qui ospitata. Il ciclo pittorico, attribuibile a Lattanzio Gambara, è qualitativamente più alto rispetto a quello al piano inferiore e si sviluppa in un intreccio di architettura e scorci di ambienti campestri e racconti mitici. I richiami, pensati o inconsci, tra pareti e opere esposte si creano facilmente nella testa del visitatore già a partire dalle quattro figure che sovrastano le porte che conducono alle stanze laterali. A destra, la Reverenza in Dio, che indica il cielo con il dito in segno di monito per il rispetto e il timore che si deve a Dio, è di fronte a Tarlo. Il rimando di significati spirituali che si innesca, apportano ulteriore valore all’opera di Selene Bozzato ispirata alla figura di Dora Maar dopo che aveva incrociato la sua vita con Picasso epoi da lui abbandonata. Sfoggiando il suo significato simbolico, la Temperanza, che esprime il controllo delle cose attraverso il simbolo del vaso rovesciato sotto al piede, indica con la mano l’inizio del percorso della sala di destra che porta direttamente al quadro Allo specchio, posto in linea con l’apertura della porta. A sinistra, invece, una figura femminile che si tocca il ventre guardando il cielo apre la strada al dipinto Il dono. Sopra la porta successiva, si trova la Prudenza, che si guarda le spalle con uno specchio, e introduce il disegno a carboncino La luna nel bosco.
Il gioco di richiami, una volta individuato, si fa sempre più intenso specialmente se si inizia a considerare tutto il materiale scritto proposto e perfettamente inserito all’interno del percorso espositivo con l’intenzione, non solo di spiegare la visione dell’artista, ma anche di aiutare il visitatore a entrare più a fondo nella tematica esposta.
Sicuramente, IL SEGNO OPPOSTO smuove nel visitatore una nuova curiosità e lo spinge a interrogarsi su di sé. Questo, forse, perchè la figura affrescata più di spicco in questa visione, probabilmente per il suo essere priva di colore in mezzo al paesaggio campestre, è quella di una delle due cariatidi presenti sulla parete di destra della sala centrale. Questa, guarda quasi con cruccio verso la sala e in questo modo incrocia lo sguardo con Lilith, la figura che si ispira alla vita di Nikki de Saint Phalle, l’unica tra le quattro artiste che Selene Bozzato ha rivisitato, che è riuscita a fare della sua arte e del suo vissuto una situazione di violento e potente riscatto verso la visione patriarcale del ruolo della donna all’interno della società. Pensiero ancora oggi comune a tante persone come dimostrano gli avvenimenti che si verificano quotidianamente.
In questa opera, la figura del demone viene scansata e sorpassata dalla visione di Selene che propone una rivisitazione di Lilith come dea, finalmente conscia della sua forza, del suo potere e della sua femminilità. Il riferimento continuo tra storia e mito, moderno e contemporaneo, affreschi delle pareti della villa e opere esposte, crea una tensione che stimola ulteriormente la scoperta.
Molti sono i rimandi che si intessono tra le figure sulle pareti e le opere esposte. Se vuoi scoprirne altri, non devi fare altro che andare a Villa Pisani e ascoltare tramite il tuo telefono le audioguide messe gratuitamente a disposizione del pubblico.